Le origini della città
Le origini di Ferrara sono avvolte nel mistero. Il suo nome comparve per la prima volta in un documento dell’anno 753, emanato dal re longobardo Desiderio, come facente parte dell’esarcato di Ravenna . Nel 984 è feudo di Tedaldo, conte di Modena e Canossa , nipote dell’imperatore Ottone I resosi indipendente e retta da famiglie quali gli Adelardi, nel 1101 fu preso in assedio dalla contessa Matilde.
Nel 1146, con la morte dell’ultimo degli Adelardi, Guglielmo, Ferrara passa come dote di sua nipote la Marchesella ad Azzolino d’Este . Seguirono anni di lotte intestine fra il partito dei Guelfi, capeggiato dalla famiglia Adelardi, e i Ghibellini guidati dai Torelli-Salinguerra. Dopo alcune ostilità con la famiglia dei Salinguerra, Azzo Novello fu nominato podestà a vita nel 1242 e nel 1259 fece prigioniero in battaglia Ezzelino di Verona . Gli successe il nipote Obizzo II ( 1264 – 1293 ) che venne nominato dal Papa capitano-generale e difensore dello Stato della Chiesa. La città, quindi, fu feudo dei Canossa e alla fine raggiunse il grado di libertà per diventare Comune. Della situazione approfittarono gli Estensi, che si assicurarono la signoria e il potere assoluto sulla città, attraversando non poche difficoltà. La grande stagione culturale, della città di Ferrara iniziò con la fondazione, nel 1391, dell’Università. Poi fu un continuo crescendo di cultura e di sfarzo, che portarono la Corte Estense ai massimi livelli europei.
In città convennero umanisti come Guarino Veronese, artisti del rango di Leon Battista Alberti, Pisanello, Piero della Francesca. La scuola locale, chiamata “Officina Ferrarese”, annoverò i nomi di Cosmè Tura, Ercole de’ Roberti e Francesco del Cossa. Tutti i massimi musicisti tra, i quali Josquen Desprez, del tempo lavorarono alla corte dei duchi di Ferrara, portando le Cappelle Estensi ad essere le migliori d’ Europa.
Grande importanza ebbero, nella Ferrara degli Estensi, le duchesse che in molti casi non furono certo meno dei propri mariti. Eleonora, moglie di Ercole I d’Este, fu donna tenace e di potere; negli anni della guerra contro Venezia e della successiva depressione del marito fu lei a governare il ducato con grande abilità, a Lucrezia, sposa di Alfonso I appassionata di letteratura, Ludovico Ariosto dedicò molti versi, i primi la sera della sua entrata a Ferrara per le nozze; Isabella sua figlia divenne amata duchessa di Mantova e Beatrice andò in sposa a Ludovico il Moro; Renata di Francia nel tentativo di portare la discendenza d’oltralpe nel ducato venne cacciata come eretica in quanto seguiva ideologie Calviniste.
Tornando alle discendenze estensi, Nicolò III ( 1393 – 1441 ) nel 1438 ospitò il concilio del papa Eugenio IV e suo figlio Borso ricevette i feudi di Modena e Reggio dall’imperatore Federico III , diventandone duca nel 1452 , per poi essere designato duca di Ferrara nel 1471 dal papa Paolo II . Il suo successore Ercole I ( 1471 – 1505 ) combatté Venezia, guerra proseguita con successo da suo figlio Alfonso I , che sposò Lucrezia Borgia (figlia del papa Alessandro VI e sorella di Cesare Borgia ). Nel 1509 venne scomunicato dal papa Giulio II e nel 1512 si scontrò con l’esercito pontificio, conquistando Ravenna.
Riuscì a ripristinare i rapporti con lo Stato Pontificio e gli successe il figlio Ercole II, sposato con Renata figlia di Luigi XII di Francia, che regnò nel 1534 – 1559 . Suo figlio Alfonso II, sposato con Barbara sorella dell’imperatore Massimiliano II portò Ferrara al punto più alto del suo splendore. Non ebbe discendenti maschi e nel 1597 Ferrara fu dichiarato feudo vacante dal papa Clemente VIII.
Il piccolo stato, sempre in precario equilibrio fra i potenti vicini, fu inglobato nello Stato Pontificio nel 1598. Iniziarono allora secoli di decadenza. Dopo la parentesi napoleonica Ferrara partecipò attivamente ai fatti del Risorgimento e poi a quelli dell’Italia unita, fino a diventare la città moderna, ma ricca di ricordi del passato che possiamo ammirare ancora oggi.
Con la Devoluzione del 1598 la città e il territorio lasciati dagli Este passano sotto il diretto controllo politico e amministrativo dello Stato della Chiesa, sotto il cui dominio restarono, con l’eccezione della parentesi Napoleonica, fino al 1859, quando Ferrara entra a far parte del Regno di Sardegna. Il passaggio segnò un inevitabile declino cittadino. D’altro canto ciò permise la conservazione del tessuto della città medievale e rinascimentale, “salvandola” dalle intrusioni sovradimensionate e un po’ retoriche dei secoli successivi.
Nel Settecento il governo della città passò ai Cardinali Legati che ebbero grandi problematica con una popolazione stremata dalle tasse.
Nell’Ottocento la città visse una ripresa economica grazie alla scoperta della vocazione agricola.Dopo la parentesi napoleonica Ferrara partecipò attivamente ai fatti del Risorgimento e poi a quelli dell’Italia unita, fino a diventare la città moderna, ma ricca di ricordi del passato che possiamo ammirare ancora oggi.
Nel Novecento acquistarono importanza la riscoperta e la valorizzazione del patrimonio storico e artistico cittadino, culminato con l’inclusione della città nella lista del Patrimonio dell’umanità dell’Unesco nel 1995.