Le Delizie estensi
Le Delizie Estensi sono un insieme di 19 ville, ritiri estivi e casini da caccia situati nel territorio ferrarese e nell’area della Valle Padusa. Vennero fatti erigere degli Este in un periodo che va dalla fine del ‘300 a metà del ‘500. Alcune sono tuttora intatte e in buone condizioni, alcune sono in rovina mentre altre non esistono più. Le più note sono Schifanoia e Belriguardo. La maggior parte erano collegate a Ferrara per mezzo di canali e vie d’acqua.
Gli Este costellarono il territorio ferrarese di palazzi, ville e giardini, che la storiografia avrebbe poi denominato ‘delizie’, sottolineandone le valenze edeniche e, in un certo senso, disimpegnate, lasciando viceversa più sullo sfondo le ragioni geopolitiche di quegli insediamenti. Questo vero e proprio sistema di residenze suburbane e, ancor più diffusamente, extraurbane, permetteva infatti di coordinare su vasta scala l’amministrazione dei beni agricoli (le cosiddette ‘castalderie’) o lo sfruttamento delle foreste e delle riserve venatorie, innervando il territorio di caposaldi del potere estense.
Alla fine del Cinquecento, negli anni di Alfonso II, le residenze extraurbane degli Este furono oggetto di rinnovate attenzioni in conseguenza anche delle nuove politiche territoriali imposte dal sovrano e in primo luogo della Grande Bonificazione Estense, che creò le condizioni per lo sfruttamento agricolo di ‘terre nuove’ da colonizzare su vasta scala. Le propaggini più orientali del ducato furono sempre più la meta privilegiata di una corte itinerante lungo il fitto reticolo delle vie d’acqua, verso le pescose valli di Comacchio e soprattutto verso i fitti boschi litoranei del delta, popolati di cervidi, lepri e cinghiali, ben tutelati per le cacce ducali.
PALAZZO SCHIFANOIA
l Palazzo Schifanoia è una costruzione di Ferrara, risalente al 1385, oggi sede di un museo.
Venne eretto su commissione di Alberto d’Este e poi trasformato e ampliato soprattutto all’epoca di Borso d’Este. Il nome voleva sottolineare il suo carattere di divertissement (letteralmente significa “che schiva la noia”). Nel 1468 venne sopraelevato, mentre nel 1493 venne completato dal coronamento di Biagio Rossetti.
La facciata è caratterizzata da un grande portale marmoreo scolpito, risalente al 1470. All’interno il percorso museale inizia dall’ala più antica, trecentesca, dove sono ospitate varie collezioni (pittura, bronzetti, avori, tarsie lignee, ceramiche graffite e medaglie). Il palazzo è soprattutto famoso per gli affreschi del Salone dei Mesi, tra i cicli pittorici parietali più importanti del Quattrocento italiano. Progettato da Cosmè Tura e dall’astrologo Pellegrino Prisciani, vi parteciparono collettivamente i migliori pittori della scuola ferrarese, tra i quali Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti. Il nome deriva dalle personificazioni dei mesi dell’anno, a ciascuno dei quali corrisponde un segno zodiacale e allegorie con le attività lavorative correlate. La fascia inferiore è decorata inoltre da Episodi della vita di Borso d’Este e quella superiore dai Trionfi degli dei. Ci sono pervenuti solo i mesi da Marzo a Settembre, leggibili in senso antiorario.
DELIZIA DI BELRIGUARDO
La Delizia di Belriguardo sorse nel territorio di Voghiera e fu la prima ad essere edificata al di fuori dalla città di Ferrara, da cui Voghiera dista circa 15 km. Era considerata come la Versailles degli Estensi.
La Delizia di Belriguardo fu voluta dal marchese Niccolò III d’Este e venne utilizzata come residenza estiva di tutta la corte estense e come villa di rappresentanza. La posa della prima pietra risale al 1435, anche se la struttura subì continue rivisitazioni ed ampliamenti nel corso degli anni, ad opera dei successivi duchi di casa d’Este. Vi soggiornò Lucrezia Borgia.
Nella seconda metà del ‘500 nella Delizia di Belriguardo ha dimorato anche il poeta rinascimentale italiano Torquato Tasso, il quale visse diversi anni tra questa delizia estense, dove amava ritirarsi, e Ferrara, dove risiedeva la corte. Alla delizia si accede attraverso una torre sovrastata da angeli reggenti, originariamente, lo stemma estense. Di fronte alla torre, nell’ampio cortile, vi è il fabbricato principale dalle grandi finestre gotiche. Le stanze di rappresentanza erano affrescate da Pisanello, Cosmè Tura, Ercole de’ Roberti e, successivamente, nel 1537, da Camillo Filippi, Battista Dossi, Girolamo da Carpi, Garofalo, Giacomo da Ferrara. Dei cicli decorativi qui esistenti all’ epoca di Ercole I d’Este resta soltanto la splendida descrizione coeva di Sabadino Degli Arienti. Unici affreschi sopravvissuti sino ai giorni nostri sono quelli cinquecenteschi della Sala delle Vigne, recentemente restaurati.
DELIZIA DEL VERGINESE
La Delizia del Verginese è una villa rettangolare a due piani delimitata ai vertici da quattro torri merlate situata presso Portomaggiore. Costruita in mattoni intonacati di bianco. È collegata tramite un portico settecentesco ad una cappella privata. Nella parte posteriore c’è un brolo (un giardino rinascimentale) e una torre colombaia.
Venne costruita sotto forma di semplice casale presso i fiumi Primaro e Sillaro già alla fine del ‘400 ed era quindi raggiungibile da Ferrara via acqua. Poi sotto il duca di Ferrara Alfonso I d’Este venne rimaneggiato forse da Girolamo da Carpi e assunse il suo massimo splendore. Alfonso lo donò alla colta cortigiana Laura Dianti che consolò e accompagnò il Duca dopo la morte della moglie Lucrezia Borgia e che vi risiedette fino alla morte. Laura Dianti è stata identificata in un dipinto di Tiziano, che venne chiamato da Alfonso per ritrarre la dama che forse Alfonso sposò poco prima di morire.
Alla morte di Laura (1573) passò per via ereditaria ai discendenti estensi fino a Cesare d’Este.La “delizia”, ora di proprietà dell’Amministrazione Provinciale, è stata recentemente restaurata ed ospita mostre ed iniziative culturali promosse dal Comune di Portomaggiore, durante le quali è possibile accedere al complesso architettonico.La “delizia”, ora di proprietà dell’Amministrazione Provinciale, è stata recentemente restaurata ed ospita mostre ed iniziative culturali promosse dal Comune di Portomaggiore, durante le quali è possibile accedere al complesso architettonico.
CASTELLO DI MESOLA
Gli Estensi possedevano l’immenso bosco di Mesola, cantato anche da Ludovico Ariosto. Qui il duca Alfonso II “per comodità delle sue cacce” e a coronamento della bonifica del Polesine di Ferrara, fece costruire il castello che è l’ultima delle delizie estensi, eretta da Giovan Battista Aleotti su progetto di Marc’Antonio Pasi, detto “Il Montagnana”. Il Castello di Mesola fu realizzato tra il 1578 ed il 1583 su volere di Alfonso d’Este, da Giovan Battista Aleotti su progetto di Marc’Antonio Pasi, detto Il Montagnana, fu utilizzato dagli estensi come dimora durante le battute di caccia nell’attiguo Bosco di Mesola. La delizia presenta un impianto architettonico a pianta quadrata con agli angoli quattro torri pentagonali merlate, circondato da edifici porticati. Rimase di proprietà degli Estensi fino al 1771. Seguirono vari passaggi di proprietà fino al 1952 quando passò sotto il controllo dell’Ente Delta Padano ed ora è si proprietà della Provincia di Ferrara.
Trattandosi di un bene allodiale, ossia di piena proprietà, gli Estensi conservarono Mesola anche dopo il 1598, anno del loro trasferimento a Modena. Nel 1771 Ercole III d’Este, duca di Modena, diede il castello e la tenuta in dote alla figlia Beatrice, andata sposa all’Arciduca Ferdinando d’Austria, figlio di Maria Teresa. Seguirono vari passaggi proprietari , dallo Stato pontificio alla Repubblica francese, e solo nel 1911, con l’intervento dell’ SBTF (Società per le Bonifiche dei Terreni Ferraresi), iniziò una serie di lavori di mantenimento ed estensione della tenuta. Nel 1952 passò sotto il controllo dell’Ente Delta Padano ed ora è si proprietà dell’Amministrazione Provinciale di Ferrara. E’ sede del Centro di Educazione Ambientale.
ABBAZIA DI POMPOSA
La grande abbazia con il campanile-faro ed il borgo monastico di Pomposa erano situati all’incrocio del tracciato viario delle vie “romee”, che portavano a Roma attraverso i valichi orientali delle Alpi e degli Appennini. Fu un caposaldo della cultura nella vita non solo dei territori circostanti ma di tutta l’Italia centro-settentrionale, meritandosi l’appellativo di «monasterium princeps», come scriveva Guido, il monaco “inventor musicae”.
Il complesso è articolato in tre nuclei essenziali: la chiesa, preceduta da un elegante atrio e con accanto il campanile, il monastero ed il palazzo della Ragione. Il nucleo più antico è la basilica di Santa Maria (tardo sec. VIII), ma in una fase precedente sarebbero esistite due piccole chiese.
A fianco della basilica sorge, autonoma, la torre campanaria, realizzata nel 1063 dal “magister Deusdedit”.
Del grande monastero rimangono l’aula capitolare, il sovrastante dormitorio ed il refettorio che si affacciano sul cortile, dove restano i pilastri angolari dell’antico chiostro (XII sec.) e, al centro, una vera da pozzo veneziana del XV secolo.
ALTRE DELIZIE
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